sábado, 27 de abril de 2013

IO E MEDEA ANDIAMO A SIRENE





                                              http://www.foto-divertenti.it/la-sirena-scheletro/ 

Quindi, si, le sirene esistono e proprio l'altro giorno ne parlavo con la mia vicina Medea, mentre lei raccoglieva le uova d'oca da un albero d'oche...
Abbiam poi deciso che prendevamo io il mio maggiolino e lei la sua vespa per volare sulle spiagge della Sirenaica. A Sirene avremmo potuto passare una notte allegra al Nausicaa, e, chi sa, incontrare una qualche sirenetta con cui scambiare quattro chiacchiere... La musica, già in partenza, è la parte più appetitosa della serata, c’è la lira elettrificata sopra il battito di onde contro gli scogli e, soprattutto, c’è la voce suadente, sexy e roca di Melusina, il tutto live e accompagnato da un’ottima scelta di nettari e ambrosie, e l’ambiente è sempre interessante.
Insomma, vespa e maggiolino sellati, arriviamo in questa regione bellissima del nord Africa. La Sirenaica è la regione orientale della Líbia, la cui capitale è Bengasi, che anticamente era conosciuta come Bengodi. Per ragioni di trasformazione fonetica, che non starò qui a spiegare, oggi è conosciuta come Cirenaica e la città più antica è Sirene, oggi Cirene.
La grande fonte di ricchezza della Sirenaica è il turismo, specialmente a Sirene. Gioco e prostituzione sono la ricchezza del posto che il boss Nettonio gestisce e soprattutto i maschi umani, attratti dalle voci seduttrici delle indigene, finiscono per lasciarci il capitale. È una vera e propria Las Vegas africana, stretta tra il mare e le propaggini del Sahara.
Io e Medea arriviamo a Bengasi al tramonto e il colore del cielo ci lascia senza fiato. Tra le malie delle maliarde africane, ci scordiamo sempre delle arti di seduzione della nostra amica Shaba, boss potente che controlla quella zona, che ci sta aspettando e che ha creato l’incanto del primo tramonto color argento che abbiamo mai visto in vita nostra. Ci riceve nel suo palazzo Bengodiano, e per essere chiara sul posto dove entriamo dopo aver lasciato maggiolino e vespa alle cure degli stallieri, immaginatevi una straducola polverosa, non asfaltata, con quattro cani smunti che rigirano i monticelli di pattume.
E qui, Medea non si smentisce, entra in una macelleria dove compra quattro gobbe di cammello, le sminuzza e le da ai cani. Due cose: uno, le gobbe di cammello sono ricche in proteina e sono molto idratanti, quando sono gonfie, praticamente come il cocco verde. Due, Medea non è un tipo materno, ma con le bestie ci sa fare davvero. Una volta è riuscita a piazzare due draghi di Kommodo abbandonati sulle coste di Sumatra a una famiglia d’adozione di gnomi tedeschi. Ha un vero e proprio allevamento di vesponi che servono proprio al trasporto degli animali che devono essere adottati nei punti più distanti del globo. È l’unica persona che conosco che sia riuscita a trasportare pinguini neonati al polo nord e un gruppo di anziani orsi polari nella Terra del Fuoco. La parte dei pinguini l’ho vista anch’io, abbiamo viaggiato insieme e mi ha insegnato a dare il biberon ai pinguini senza ferirgli il becco.
Ma sto divagando. Allora, straducola, cani (ora alimentati da Medea) e uno stretto androne. Dietro, un palazzo che è l’equilibrio perfetto tra l’Alhambra e il Taji Majal.
Il palazzo di Shaba.
Da perdersi. Infatti, io e Medea ci perdiamo, finché Arianna, la figlia di Shaba, non viene a salvarci da quel dedalo di portici, vasche di fiori di loto, fonti della gioventù. Sono anni che non vediamo Shaba, così passiamo la serata attualizzandoci. Lei è appena uscita da una storia pesissima con un giudice, che però avrebbe preferito essere un cantante e ballerino professionista. Quindi, un frustrato, che quando Shaba è rimasta incinta di Arianna lui, semplicemente, con una sentenza storica sull’affidamento della prole ad una delle due madri di una coppia lesbica separata, ha mostrato che sarebbe stato un padre piuttosto complicato, pronto a risolvere le cose sul filo di lama.
Vabbe’, ci piange un po’ su, ma Medea prepara un narghilè ben carico e ci ritroviamo presto beate a fare battutacce sulla propensione di “giudici cantanti ballerini” che pontificano senza mai avere l’ombra di un dubbio, anche quando i loro atti possono essere interpretati solo come delle emerite cazzate..
Ci addormentiamo pian piano tra i cuscini del boudoire, tra i fumi e i profumi della mirra, che mantiene lontane le Aedis Aegypti, zanzare con la testa di tigre e un copricapo faraonico che volano in formazione geroglifica.
Il giorno dopo lasciamo Shaba e Arianna con la promessa di rivederci presto. Il mio maggiolino ha le ali che brillano e rutta soddisfatto dopo aver banchettato, la vespa di Medea mi ronza di lato, mentre ci dirigiamo verso Sirene.
Arriviamo e, chiaro, alloggiamo all’hotel Ulysses, il più antico della città. Ça và sans dire, il proprietario è sempre lo stesso, continua sordo come una campana. Anzi, è peggiorato. Passiamo la giornata sulla spiaggia, a fare le turiste, confuse tra i turisti. I troll abbondano, ma basta saperli trattare. Mi ricordo che quando ero una giovane fata ancora senza colore, cioè prima di diventare nera, una volta in un locale c’erano tre troll. Una di loro aveva letto una pergamena con feticci da quattro soldi, uno dei quali diceva “va’, dove il cuor ti porterà”, e l’altra troll, immediatamente, rispose “ma che cuore e cuore, va’, dove la gnocca ti porterà!”, mentre dall’alto dei suoi due metri e mezzo mi guardava con occhi tristi e libidinosi. Lavorava al mattatoio municipale. Le troll dovrebbero farci pensare a una certa crudeltà della vita.
Alla sera ci prepariamo per uscire. Sirene brilla di insegne luminose, le strade sono affollate di ogni creatura possibile. Al Nausicaa, alcune facce nuove, molte conosciute. Da un tavolo, lepida, Nereide si alza ondeggiante e si dirige verso di noi, chiamandoci con voce acuta. Sediamo al tavolo con lei e le altre: Fat-A-Maranta, la nostra amica rapper (secondo me, la sua più bella interpretazione è stata “Il volo del calabrone” urlata dall’ape appena domata).
Poi ci sono Grazia e Graziella, due delle tre Grazie. La terza ha sempre sofferto di crisi d’identità per il nome che le hanno imposto. Da quando ha cominciato a capire come funziona il mondo, si è resa conto di non essere mai stata voluta. Per cui, già in giovane età, ha scelto di fare la mercenaria nelle guerre africane alla ricerca dell’oblio. Grazia e Graziella, però, sono graziosissime, specialmente quando si scatenano in pista a ballare. Oddio, io e Medea abbiamo un po’ la sensazione che la terza sorella avesse un effetto positivo su una certa sdolcinatezza delle due, con la sua ironia tagliente. Al locale ci sono anche un bel po’ di troll e qualche altra figura interessante, Medea si sporge per prendere un succo di ginepro fermentato, mentre io mi guardo intorno, in attesa che entri la voce di Melusina ad intrecciarsi con il rock divino della lira elettrica scatenata di Nausicaa. So già che io e Medea ci porteremo via il Cd di queste due, da ascoltare per mesi in attesa di un fare un altro viaggio…


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