quinta-feira, 24 de fevereiro de 2011

RICORDO DELLA LIBIA (in italiano)

Due anni fa sono stata in Libia alcuni giorni, in vacanza. Ricordo un paese che, visto dall'alto, era color della sabbia del deserto. Tripoli era una città mediterranea che ricordava la Sicilia, dove le tracce del passaggio colonialista italiano erano visibili, ancora, nelle arcate di travertino del centro. A Bengasi, ho visto un tramonto d'argento lungo due ore: la sabbia del deserto sollevata dal vento, filtrava la luce del sole, rivestendo tutto con questo colore. Leptis Magna, città natale dell'imperatore Settimio Severo, é una rara gioia urbana dell'antichità, testimone in pietra della sostanza del concetto di cosmopolitismo.

Ricordo la nostra guida, un signore mussulmano piuttosto bigotto. Dico bigotto, perché aveva lo stesso identico modo di vedere le cose che hanno molti dei nostri cattolici dalla doppia morale. L'unica differenza era che invece di Cristo parlava di Allah. Bigotto, però, non deve essere confuso con integralista, ne' con fondamentalista. Bigotto è bigotto, in tutto il mondo. Questo signore aveva passato, in gioventù, alcuni anni in Italia, ed è per questo che parlava la nostra lingua.

Ricordo l'autista, bravissimo, che guidava la jeep, quando sono andata a Sheba, nel mezzo del Sahara. La faccia da talibano, mussulmano colla tunica e il turbante, in un primo momento ne avevo un po' di timore, ma poi, mi accorsi che era meno bigotto e meno rompiballe della guida e che aveva, nella sua conoscenza del deserto, un rispetto, un amore grandissimo per questo mondo.

Ricordo il giovanissimo autista Abel, cirenaico, che aveva deciso che io ero bellissima, affascinante... All'epoca mi fece molto ridere, questo ventenne "stregato" da una che aveva l'etá di sua madre. Ci portó addirittura a casa, a conoscere la sua famiglia. Gli uomini sedevano in salotto, mentre noi donne ce ne stavamo nel vestibolo. Conobbi la madre e le tre sorelle, con cui "chiacchierai" in "italarabinglese", ma soprattutto a gesti e sorrisi. Tutte gentilissime, curiose, vogliose di scambiarsi conoscenze.

Ricordo che mi chiedevo se, vista la storia della Libia, avremmo avuto la sensazione di essere ancora dominatori. Invece no. Durante il nostro "impero" arrivammo a massacrare parecchia gente. Ma in un confronto con le dominazioni inglesi, francesi e tedeschi, siamo stati piú degni, tutto sommato abbiamo saccheggiato meno... Insomma, senza giustificare il nostro colonialismo, i libici non dico che ci rimpiangessero, ma comunque ci rendevano alcuni meriti, confrontandoci con altri dominatori. Molto strano, pensai, ma anche interessante da scoprire. Tutto sommato, noi non ci confrontiamo quasi mai col nostro passato colonialista. A dire il vero, neanche con quello della nostra emigrazione, mi accorgo... Forse non ci confrontiamo mai molto col nostro passato. Comunque, torniamo in Libia.

Oggi mi chiedo: dove sono queste persone che ho conosciuto? La mia guida bigotta, che quando disse che col pesce un bicchierino di vino bianco ci sarebbe stato bene, come faceva quando era in Italia, da me ottenne uno sprezzante commento sulla sua "debolezza religiosa"e fu obbligato a darmi ragione (ah, la dolce vendetta dei laici!!!!). Mi chiedo se, tra i 10.000 morti, ci sará anche il giovane e sconsiderato Abel... In fondo, la possibilitá che questo succeda non é cosí bassa: i Libici sono SOLO 4.000.000, mica é una popolazione densa come in Cina.

E i nostri governanti sono preoccupati solo con una cosa: i disperati che possono arrivare in cerca di salvezza, cercando di fuggire da dove si spara. Forse, in questo modo, stiamo smascherando quella violenza colonialista che, ai tempi sapemmo nascondere cosí bene. Forse, in questo modo, troveremo un'altra scappatoia dal nostro passato, per continuare a non farci i conti... Beh, se qualcuno sa qualcosa dei miei conoscenti libici, per favore, fatemi sapere!

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